1 Or quanto alle cose di cui mi avete scritto, è bene per l’uomo non toccar donna; 2 ma, per evitare le fornicazioni, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. 3 Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto; lo stesso faccia la moglie verso il marito. 4 La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie. 5 Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo, per un tempo, per dedicarvi alla preghiera; e poi ritornate insieme, perché Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza. 6 Ma questo dico per concessione, non per comando. (1 Corinti 7:1-6 – La Nuova Riveduta 1994)

10 Ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito. (1 Corinti 7:10 – La Nuova Riveduta 1994)

12 Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente ed ella acconsente ad abitare con lui, non la mandi via. (1 Corinti 7:12 – La Nuova Riveduta 1994)

25 Quanto alle vergini non ho comandamento dal Signore; ma do il mio parere, come uno che ha ricevuto dal Signore la grazia di essere fedele. 26 Io penso dunque che a motivo della pesante situazione sia bene per loro di restare come sono; poiché per l’uomo è bene di starsene così. 27 Sei legato a una moglie? Non cercare di sciogliertene. Non sei legato a una moglie? Non cercar moglie. 28 Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si sposa, non pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne e io vorrei risparmiarvela. (1 Corinti 7:25-28 – La Nuova Riveduta 1994)

Ci sono alcuni passaggi nella Bibbia, come quelli inseriti sopra, che potrebbero indurre a credere che non tutte le cose scritte di fare o non fare sono comandamenti. 1 Corinti 7:6 dice che si tratta di una concessione e non un comando, e si potrebbe fare la connessione con 1 Corinti 7:10, 1 Corinti 7:12 e 1 Corinti 7:25 dove si fanno le affermazioni che sono cose che vengono dal Signore e non dall’apostolo Paolo. In realtà, tutte queste cose, così come in altri punti della Scrittura dove si dice di fare o non fare qualcosa, sono comandamenti. 1 Corinti 7:6 fa quell’affermazione perché Dio parlò in qualche modo con Paolo e gli diede il comandamento di cui parla 1 Corinti 7:10. Essendo tutta la Scrittura ispirata da Dio (2 Timoteo 3:16), si conclude che anche le cose scritte in 1 Corinti 7:10, 1 Corinti 7:12 e 1 Corinti 7:25-28 sono comandamenti di Dio. Il termine “concessione” in 1 Corinti 7:6 non ha il significato che la cosa o le cose a cui si riferisce questo verso con il termine “concessione” possono anche non essere seguite. Questo termine serve per identificare il comandamento di Dio che parla in qualche modo a Paolo da quello che nasce solamente nella mente di Paolo, che però si tradurrà in comandamento di Dio, perché tutta la Scrittura è ispirata da Dio. Il termine greco “suggnome”, dal quale viene tradotto in “concessione”, significa anche “essere d’accordo”. Quindi, Paolo, con il termine “concessione”, voleva dire che era d’accordo, quindi permetteva quello a cui si riferisce questo verso, senza che Dio gli parlò non dandogli questo comandamento. Perciò Paolo era d’accordo con i suoi stessi pensieri. Indipendentemente da ciò a cui Paolo pensò, queste cose si tradurranno in comandamenti di Dio per via del fatto che tutta la Scrittura è ispirata da Dio.

17 Del resto, ciascuno continui a vivere nella condizione assegnatagli dal Signore, nella quale si trovava quando Dio lo chiamò. Così ordino in tutte le chiese. (1 Corinti 7:17 – La Nuova Riveduta 1994)

In 1 Corinti 7:25 viene usato il termine “parere”, ma come nel caso del termine “concessione”, il parere di Paolo si tradurrà in comandamento. Infatti, in 1 Corinti 7:17 si trova la frase “Così ordino in tutte le chiese”, denotando esplicitamente che si tratta di comandamenti, dato che si usa il verbo “ordinare”. E che 1 Corinti 7:25, dove si usa il termine “parere”, sia un comandamento, è avvalorato da 1 Corinti 7:17 dove si usa la frase “Così ordino in tutte le chiese”. 1 Corinti 7:25 è avvalorato da 1 Corinti 7:17, perché 1 Corinti 7:17 risponde a come devono restare le persone vergini di cui parla 1 Corinti 7:25 usando il termine “ordino”, che è una dichiarazione esplicita di comandamento. Come dice 1 Corinti 7:17, le persone devono continuare a vivere nella condizione nella quale si trovavano quando Dio le chiamò. Però, può esserci qualche motivo valido di non rimanere nella condizione nella quale si trovavano quando Dio le chiamò, e nel caso delle persone celibi e vedove, per esempio, se non riescono a contenersi, viene comandato di sposarsi, perché è meglio sposarsi che ardere (vedi 1 Corinti 7:8-9), rischiando di essere in una situazione peggiore rimanendo non sposati. Quindi, in questo caso si tratta di un comandamento che può essere rimpiazzato da un altro a seconda della coscienza. Questa infatti è una questione di coscienza. Se uno fa le cose non condannando sé stesso in quello che approva non pecca (vedi Romani 14:22-23), perché la coscienza è pulita. 1 Corinti 7:27-28 dice: “Sei legato a una moglie? Non cercare di sciogliertene. Non sei legato a una moglie? Non cercar moglie. Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si sposa, non pecca.” 1 Corinti 7:27-28 ha lo stesso principio di 1 Corinti 7:8-9 dove ai celibi e alle vedove viene comandato di rimanere come sono, ma se non riescono a contenersi viene comandato di sposarsi.
Questo principio di qualche comandamento che rimpiazza qualche altro comandamento è presente in Luca 13:10-17. In questo passaggio Gesù viene accusato perché guarisce una donna in giorno di sabato. In giorno di sabato era proibito fare qualsiasi lavoro, però Gesù è scusato perché lui guarì una donna, nonostante fosse un giorno di sabato. Perciò, per un bene superiore staremmo obbedendo a qualche legge più importante per la quale invalidiamo qualche altra legge meno importante.

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