10 Infatti, per condurre molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, rendesse perfetto, per via di sofferenze, l’autore della loro salvezza. 11 Sia colui che santifica sia quelli che sono santificati, provengono tutti da uno; per questo egli non si vergogna di chiamarli fratelli, 12 dicendo: «Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli; in mezzo all’assemblea canterò la tua lode». 13 E di nuovo: «Io metterò la mia fiducia in lui». E inoltre: «Ecco me e i figli che Dio mi ha dati». (Ebrei 2:10-13 – La Nuova Riveduta 1994).

Per condurre molti figli alla vita eterna, era giusto che il Padre (a causa del quale e per mezzo del quale sono tutte le cose), rendesse perfetto (senza peccato) per via di sofferenze l’autore della loro salvezza, cioè Cristo. Le sofferenze fecero in modo che Gesù rimase ubbidiente al Padre (Ebrei 5:8) fino alla morte. Gesù fu reso perfetto nel senso che non peccò mai, e non doveva mai peccare affinché diventasse sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (Ebrei 5:6), a differenza dei sommi sacerdoti dell’antico patto, i quali erano soggetti alla debolezza del peccato (Ebrei 7:28); e inoltre quelli venivano fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare (Ebrei 7:23). Invece Cristo rimane in eterno (Ebrei 7:24), essendo da Dio proclamato sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec (Ebrei 5:6; Ebrei 5:10). Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro (Ebrei 7:25).

Sia colui che santifica (Cristo) per mezzo del suo sacrificio (Ebrei 10:10) sia quelli che sono santificati (gli uomini giustificati dal sacrificio di Gesù e resi così figli di Dio), provengono tutti da uno (il Padre). Sono tutti figli di quell’uno, sia Cristo che gli uomini giustificati dal suo sacrificio, e per questo Cristo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Io annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. (Salmi 22:22 – La Nuova Riveduta 1994).

17 Io aspetto il SIGNORE che nasconde la sua faccia alla casa di Giacobbe; in lui ripongo la mia speranza. 18 Eccomi con i figli che il SIGNORE mi ha dati; noi siamo dei segni e dei presagi in Israele da parte del SIGNORE degli eserciti, che abita sul monte Sion. (Isaia 8:17-18 – La Nuova Riveduta 1994).

Il verso 12 e 13 citano rispettivamente Salmi 22:22 e Isaia 8:17-18 inseriti sopra, dove il Figlio stesso parla per mezzo dell’autore dei versi.
Nel verso 12 il Figlio parla di annunciare il nome del Padre ai suoi fratelli e di cantare il suo nome in mezzo all’assemblea, cioè la chiesa.
Nel verso 13 il Figlio parla della fiducia che mise nel Padre. In questo stesso verso, i figli non sono di Cristo ma del Padre. Sono i figli che il Padre ha dato a Cristo per giustificarli.

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