13 Mosè disse a Dio: «Ecco, quando sarò andato dai figli d’Israele e avrò detto loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi dicono: “Qual è il suo nome?” che cosa risponderò loro?» 14 Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “l’IO SONO mi ha mandato da voi”». 15 Dio disse ancora a Mosè: «Dirai così ai figli d’Israele: “Il SIGNORE, il Dio dei vostri padri, il Dio d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi”. Tale è il mio nome in eterno; così sarò invocato di generazione in generazione. (Esodo 3:13-15 – La Nuova Riveduta 1994).

Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono». (Giovanni 8:58 – La Nuova Riveduta 1994).

Ora dunque, o Padre, glorificami presso di te della gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. (Giovanni 17:5 – La Nuova Diodati 1991).

(com’è scritto: «Io ti ho costituito padre di molte nazioni») davanti a colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama all’esistenza le cose che non sono. (Romani 4:17 – La Nuova Riveduta 1994).

La bestia che hai vista era, e non è; essa deve salire dall’abisso e andare in perdizione. Gli abitanti della terra, i cui nomi non sono stati scritti nel libro della vita fin dalla creazione del mondo, si meraviglieranno vedendo la bestia perché era, e non è, e verrà di nuovo. (Apocalisse 17:8 – La Nuova Riveduta 1994).

Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l’universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio. (Salmi 90:2 – La Nuova Riveduta 1994).

Il verbo “essere” denota l’esistenza di qualcuno o qualcosa; e assieme alla negazione, cioè assieme a “non” (quindi “non essere”) denota la non esistenza di qualcuno o qualcosa. Per questo possiamo prendere come esempi Giovanni 17:5, Romani 4:17 e Apocalisse 17:8. Giovanni 17:5 usa la voce verbale “essere” in relazione all’esistenza. Il verso vuole dire “prima che il mondo esistesse”. Anche Romani 4:17 usa la voce verbale “essere in relazione all’esistenza. Il verso vuole dire “chiama all’esistenza le cose che non esistono”. In Apocalisse 17:8, al tempo di quel verso, la bestia “era”, cioè esisteva nel passato rispetto al tempo di quel verso. Sempre al tempo di quel verso, la bestia “non era”, cioè non esisteva più rispetto al tempo di quel verso, e sarebbe stata di nuovo in futuro rispetto al tempo di quel verso, cioè sarebbe esistita (venuta) di nuovo rispetto al tempo di quel verso.

Siccome Dio è sempre esistito e sempre esisterà, in relazione a questo concetto, per lui si usa sempre il presente, come fa Salmi 90:2 e Giovanni 8:58.
Salmi 90:2 dice che Dio “È” da eternità in eternità (da sempre e per sempre), perché è sempre esistito e sempre esisterà. Questo verso esprime lo stesso concetto di Esodo 3:14. E anche in Giovanni 8:58 possiamo notare lo stesso concetto attribuito a Gesù, che è Dio. Se in Giovanni 8:58 Gesù avesse detto “io ero” (in relazione a questo concetto) non sarebbe stato coerente, perché “io ero” avrebbe significato che Gesù non esisteva quando fece quell’affermazione, come non esisteva la bestia di Apocalisse 17:8 a tempo del verso. Certamente, prendendo in considerazione la sua natura umana, Gesù non esisteva (non era) prima che Abraamo fosse nato; ma non prendendo in considerazione la sua natura umana, Gesù non ha mai avuto inizio, come anche non avrà mai fine, proprio perché è Dio. Inoltre ci furono quei tre giorni in cui Gesù rimase morto, cioè non esisteva (non era). E a proposito del tempo in cui Gesù rimase morto: in Apocalisse 1:4 e Apocalisse 1:8 “colui che è, che era e che viene” è Cristo. Il termine “viene” denota la sua seconda venuta (Apocalisse 1:7). Apocalisse 1:4 manda un messaggio di grazia e pace da parte di colui che è, che era e che viene, e da parte dei sette spiriti; e poi nel verso 5 da parte di Gesù Cristo. Questo potrebbe far pensare che nel verso 4 non si sta parlando di Cristo. La verità è che il verso 5 è una clausola in relazione a Cristo. Il verso, menzionando Gesù Cristo, sta solo specificando che quello del verso 4 è Cristo, il quale è l’Onnipotente Signore Dio nel verso 8. Il motivo per cui questi due versi dicono “colui che era” è perché se si prende come punto di riferimento il tempo in cui Gesù rimase morto, in quel tempo lui “era”, cioè esisteva prima di morire. Infatti, come dice Apocalisse 2:8, lui è quello che fu morto e tornò in vita. Lui è l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine (Apocalisse 1:8; Apocalisse 2:8; Apocalisse 22:12-13). Apocalisse 1:8 dice che l’alfa e l’omega è il Signore Dio, l’Onnipotente, confermando che Gesù è Dio.

Non sarebbe neanche coerente (sempre in relazione a questo concetto) che Dio dicesse: “Io sarò”, perché significherebbe che lui esisterà in futuro, come sarebbe esistita in futuro la bestia di Apocalisse 17:8.
È proprio il tempo verbale “essere” (che denota l’esistenza e che deve essere applicato a Dio al tempo presente) che implica l’esistenza di Dio da sempre e per sempre.

Dopo che Mosè disse a Dio cosa avrebbe dovuto dire agli Israeliti se avessero voluto sapere il nome di Dio, Dio gli disse: “Io sono colui che sono”. Questa espressione significa che Dio è colui che è. E qui notiamo la connessione con quanto detto in precedenza riguardo al verbo “essere” al presente, che identifica il concetto “da sempre e per sempre”.
Quando Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono” in risposta alle domande di Mosè, Dio si stava identificando con il verbo al presente “SONO”, che equivale alla terza persona singolare “È”. Praticamente l’espressione “Io sono colui che sono” significa “Io sono l’IO SONO”. A Dio viene attribuito il tempo presente del verbo “essere” che denota la caratteristica di Dio, ovvero l’esistenza da sempre e per sempre. Lui è colui che “È” senza mutabilità.

Il concetto di “IO SONO” spiegato in precedenza, ovvero l’esistenza da sempre e per sempre di Dio, è il significato del nome proprio di Dio nel verso 15, che è tradotto in “SIGNORE” dalla traduzione della Bibbia usata in quel verso. In altre parole Dio disse: “Io sono il SIGNORE”.
Dio, dicendo a Mosè: “Dirai così ai figli d’Israele: “L’IO SONO mi ha mandato da voi”, stava praticamente dicendo: “Dirai così ai figli d’Israele: Il SIGNORE mi ha mandato da voi”.
Subito dopo, nel verso 15, Dio pronuncia il suo nome proprio, che in un certo senso aveva già pronunciato attraverso il significato del nome proprio stesso.

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