e a quel luogo mise il nome di Massa e Meriba a causa della protesta dei figli d’Israele, e perché avevano tentato il SIGNORE, dicendo: «Il SIGNORE è in mezzo a noi, sì o no?» (Esodo 17:7 – La Nuova Riveduta 1994)
5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra”». 7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”». (Matteo 4:5-7 – La Nuova Riveduta 1994).
Non tentiamo il Signore, come alcuni di loro lo tentarono, e perirono, morsi dai serpenti. (1 Corinti 10:9 – La Nuova Riveduta 1994).
Il concetto di “tentare Dio” in Esodo 17:7, Matteo 4:7 e 1 Corinti 10:9, che si trova anche in altre parti della Bibbia, ha il significato di mettere alla prova Dio attraverso l’incredulità nei suoi confronti.
Differente è il concetto di tentazione di cui parla Giacomo 1:13-14. Giacomo 1:13-14 parla della tentazione dal male e che non si applica a Dio, “perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno;” (Giacomo 1:13 – La Nuova Riveduta 1994).
In Esodo 17:7 gli Israeliti dubitarono su Dio, dicendo se Dio era in mezzo a loro o no.
Matteo 4:5-7 fa capire che se Cristo si fosse gettato dal pinnacolo del tempio, avrebbe tentato Dio, ovvero avrebbe dubitato che Dio lo avrebbe salvato, dimostrando di essere stato incredulo nei confronti di Dio.
Quelli che tentarono il Signore in 1 Corinti 10:9, il cui verso fa riferimento a Numeri 21:5-6, misero alla prova Dio attraverso la loro incredulità nei suoi confronti. Dimostrarono la loro incredulità nei confronti di Dio dicendo contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti salire fuori d’Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c’è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». (Numeri 21:5 – La Nuova Riveduta 1994).